Condividi su Condividi su  Facebook Condividi su  Twitter

Articolo: L’AMBENTE CAMBIA LE PERSONE O LE PERSONE POSSONO CAMBIARE L’AMBIENTE?


 La prima immagine che la città offre è molto importante, notare cumuli di immondizia in giro e l’incuria di edifici fornisce una prima impressione, negativa, difficile da eliminare nella mente delle persone, dei turisti e possibili investitori.
Sui giornali si possono leggere articoli su degrado nelle grandi città, esempio Roma, Milano, Torino, Venezia, ma non solo, anche la cronaca locale di piccole realtà cittadine contiene denunce di questo tipo.
Sono lo specchio di un’abitudine negativa di una parte dei residenti, ma anche il sintomo dell’inefficienza dell’amministrazione locale.
Comportamenti lesivi della collettività indicano una scarsa o nulla appartenenza delle persone alla collettività e al contesto sociale urbano in cui vivono. Dentro la città si possono osservare diversi gruppi sociali, che vivono fianco a fianco, ma non in simbiosi. Ciò crea una eterogeneità che aumenta il distacco tra gli stessi gruppi sociali.
In un momento di crisi come quello attuale, con l’aumento della disoccupazione e con la creazione di nuovi poveri, il tessuto economico-sociale della città sprofonda sempre di più, accentuando la sensazione di abbandono nei cittadini. L’emergenza Covid sottrae costantemente risorse al controllo del territorio e al contrasto della criminalità; queste condizioni portano al degrado urbano.
Le cause che determinano le situazioni di degrado urbano sono note, si tratta prevalentemente di comportamenti devianti che, oltre a produrre danni nei centri urbani di diverso tipo ed entità, creano soprattutto disagio e allarme nei confronti di chi ha il diritto di vivere il proprio habitat in modo ordinato, pulito e salubre.
Il degrado assume diverse immagini: la sporcizia sulle strade, la decadenza architettonica, la povertà, la delinquenza, la corruzione, l’occupazione indebita di porzioni di territorio. Esistono degli esperimenti sociali che spiegano tali comportamenti.
La teoria delle finestre rotte è una teoria criminologica sulla capacità del disordine urbano e del vandalismo di generare criminalità aggiuntiva e comportamenti anti-sociali. La teoria afferma che mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi, il bere in pubblico, la sosta selvaggia o l'evasione nel pagamento di parcheggi, mezzi pubblici o pedaggi, contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi.
Lo strumento principale atto a limitare il fenomeno del degrado urbano è l’investimento pubblico e la creazione di reti sociali. Il primo portando innovazione tecnologica e sociale aiuta allo stesso tempo le micro attività locali, diminuendo la possibilità di negozi sfitti, attività dismesse o in stato di degrado.
Le micro attività formano reti sociali in grado di supportare reti più ampie e complesse arrivando ai rapporti di vicinato, con la gestione “autonoma “dei quartieri.
Le Fab City sono un esempio di come potrebbero essere concepite le città del futuro; lo scopo è quello di trasformare le città in centri di produzione locale, innovazione sostenibile e di connessione globale. Questa trasformazione dovrebbe portare a un passaggio da una città di importazione/esportazione di prodotti a una città di importazione/esportazione di dati. Tutto ciò dovrebbe portare la conversione delle città in entità autosufficienti.
L’obiettivo è non allontanare gli abitanti dalle proprie case o nuclei sociali e di farli partecipare attivamente alla vita economico-sociale del quartiere.
Uno dei principali vantaggi nella riqualificazione delle reti sociali, partendo dai Condòmini che si riflettono sui quartieri che portano ai Comuni arrivando alle regioni per finire nello Stato, è principalmente la sicurezza. Il cittadino, il Condòmino ha diritto di vivere in un ambiente sicuro, in un ambiente sano, in un ambiente dove esiste una visione di progetti e di futuro.
La sicurezza porta vantaggi come la richiesta di unità abitative, che porta all’incremento e al mantenimento nel più semplice dei casi del proprio investimento immobiliare.
Una volta stabilito un ordine, attraverso progetti di riqualificazione, dove possono appartenere stazioni ferroviarie, aree di collegamento pedonale e centri storici, si ottiene un sistema autoindotto che porta il cittadino stesso a sentire il bisogno di rispettare il proprio ambiente, partendo dal posto in cui vive, il più elementare dei luoghi, il Condominio.
L’obiettivo è quello di contrastare l’ineluttabile fenomeno che al degrado fisico vede accompagnarsi via via anche un degrado sociale nel relativo territorio urbano, che diviene così sempre più difficile da governare. La partecipazione attiva degli abitanti nel miglioramento dei loro spazi, contribuisce a rafforzarne l’identità e a migliorare la comunicazione all’interno delle reti sociali che formano i Condomini.
La visione, il progetto che ALAC sta cercando di portare avanti è appunto questa. Creazione di reti interconnesse tra loro che possano sviluppare criteri di sicurezza e di autosostenibilità del quartiere attraverso la partecipazione attiva degli stessi abitanti.

Luca Piga
Direttivo Alac Genova

Teresa Lapolla
Rappresentante delle istituzioni (Consigliera municipio 6 Genova)



A.L.A.C. P.Iva 01841300997 Cod. Fisc. 95013730106 - Presidenza Nazionale Genova Salita Salvatore Viale, 1/13 (piano 3°) - Segreteria Nazionale Roma Via Tripoli, 152 -
informativa sui cookies - credit